Stop G8!

genova g8Il 22, 23 e 24 aprile si terrà a Siracusa il G8 sull’ambiente. Negli stessi giorni ci sarà un controvertice e, il 23, una manifestazione in occasione dello sciopero generale del sindacalismo di base. Posto di seguito il documento della Rete contro il G8.

Dal 22 al 24 aprile Siracusa sarà sede del summit G8 sull’ambiente. Verranno a Siracusa, si barricheranno a Ortigia, dentro il castello Maniace dal 22 al 24 aprile. Sono i rappresentanti per l’ambiente degli otto governi cosiddetti più grandi del mondo: grandi inquinatori, grandi devastatori, grandi sostenitori e applicatori delle politiche liberiste, grandi responsabili del declino inarrestabile del Pianeta e dell’oppressione dei suoi abitanti, a cominciare dai aria dei paesi del Sud del Mondo. Otto anni dopo la rivolta di Genova gli 8 grandi devono trovare ad attenderli, con la stessa determinazione di sempre, i movimenti contro il neoliberismo e la guerra che in questi anni hanno riempito le piazze di tutto il mondo, che anche qui da noi in Sicilia hanno avuto un ruolo così importante nel costruire la solidarietà ai migranti, come nel difendere i territori, come nel sostenere l’Antimafia Sociale.

Siracusa, che ospiterà il vertice sull’ambiente, rappresenta il simbolo dello scempio ambientale causato da decenni di sfruttamento del territorio in nome del “profitto” e dello “sviluppo” a tutti i costi ad esclusivo vantaggio dei politicanti locali, così ben rappresentati in parlamento ed al governo, e del sistema di potere mafioso. La scelta di Siracusa come luogo del summit per “salvare l’ ambiente” voluto dalla ministra dell’ambiente è paradossale: una città tra le più inquinate d’Italia, limitrofa al triangolo della morte “Priolo, Augusta, Melilli” dove si progetta la costruzione di un rigassificatore e di un inceneritore, dove la vicina Val di Noto è stata sfregiata dalle trivellazioni petrolifere. Ed è la faccia angelica di Stefania Prestigiacomo, figlia d’arte e ministra, a farlo.

Con la sua famiglia controlla diverse aziende presenti nel triangolo della morte Augusta-Priolo-Melilli: la Coemi spa (99%), la Vetroresina engineering development (59,1%), e la fallita Sarplast (6,29%) ed ha ancora la spudorataggine di ergersi a paladina dell’ambiente, proprio lei che è azionaria della Ved, azienda amministrata da suo padre sulla cui testa incombono più processi: per bancarotta fraudolenta, per trattamento e smaltimento illegale di rifiuti con gravi danni all’ecosistema limitrofo (la Ved si trova ad Augusta) e per il non rispetto delle norme di sicurezza nei confronti degli addetti della sua azienda (niente maschere di protezione dalle polveri e cappe di aspirazione e aerazione spente).

Ci sembra emblematico l’operato dell’imprenditore Prestigiacomo e della Ved, di un sistema di potere governativo. Le classi politiche che hanno amministrato questa provincia da sempre possono fregiarsi del record negativo nazionale in materia di raccolta differenziata dei rifiuti; ma queste sono bazzecole, rispetto alle altre e più esplosive contraddizioni: un’area industriale che dal capoluogo si estende fino alla provincia di Catania, dove da 40 anni e passa le multinazionali del petrolio e della chimica, italiane ed estere, hanno devastato tutto quello che c’era da devastare: aria, terra, acqua e naturalmente l’uomo, aggredito dai veleni, ucciso dal cancro, spogliato nelle speranze di un futuro migliore da vivere su una terra irrimediabilmente compromessa, e frustrato per non aver saputo riservare un avvenire migliore del suo ai propri figli, la cui salute e integrità fisica è e sarà sempre a rischio a causa delle malformazioni genetiche che hanno colpito gli abitanti e tutti gli altri esseri viventi dell’area. Il tutto in un territorio,quello siciliano, che da sempre ha vissuto e vive sulla propria pelle le scelte spregiudicate di un’economia neoliberista che impone la privatizzazione di beni comuni come l’acqua; di processi di militarizzazione e di sottrazione alle popolazioni locali di intere fette di territorio come avviene (per la base di Sigonella) con il potenziamento di Sigonella e l’installazione del MUOS a Niscemi; la costruzione di inceneritori e rigassificatori; la progettazione del ponte sullo stretto e di una centrale nucleare; la realizzazione del grande carcere a cielo aperto di Lampedusa.

Ecco sulla base di cosa abbiamo la certezza di quello che i grandi del mondo verranno a discutere a Siracusa: parleranno a gran voce di ambiente e soluzioni alternative programmeranno sottobanco scempi ancora più grandi nell’Italia e nel mondo, li conosciamo bene perché somigliano in tutto e per tutto ai loro rappresentanti locali. Entro il 2013, in Italia verranno mossi i primi passi verso il nucleare per un progetto complessivo che vedrà la realizzazione di quattro centrali sul territorio nazionale entro il 2020. Non è ancora chiaro dove si troveranno i 30 miliardi di euro che occorrono per gli impianti, quali diventeranno i siti, chi le costruirà e gestirà, dove verranno stoccate le scorie mentre si tace sui costi in termini di vite umane e malattie degenerative che la questione del nucleare porta con se. In Italia, come nel mondo, esiste una crisi energetica, il progetto dei nostri governanti mondiali è di farne pagare le spese ai proletari del primo mondo e del terzo mondo: invece di ripensare i modi di vita e di produzione dei paesi ricchi, di puntare sulle energie rinnovabili, vogliono trasformare il Sud dell’Europa in un enorme discarica a cielo aperto, invece di ridurre e rendere meno inquinanti le scorie di un consumo di massa smodato riciclandole vogliono grandi inceneritori in cui polverizzare in nubi di diossina tutto quello che consumiamo, invece di restituire le risorse che in decenni hanno estorto al terzo mondo ed accogliere i profughi di guerre e carestie vogliono inviargli navi ed aerei pieni di tonnellate di veleni di ogni genere e continuare a lasciare morire in mare migliaia di migranti, stragi perpetrate anche attraverso il piano Frontex.

E non è solo una crisi energetica quella che viviamo: assistiamo quotidianamente al fallimento delle teorie economiche neo-liberiste, teorie che hanno avuto come conseguenze di questi anni un drastico aumento della sperequazione sociale e la totale precarizzazione del lavoro in nome di quella che i governi chiamano flessibilità. Fattori questi che non solo hanno un forte contraccolpo sull’economia reale ma, soprattutto, sul tessuto sociale. Esiste un nesso forte tra crisi finanziaria e modello di sviluppo che ci porta a dire che siamo di fronte ad una crisi nella crisi, ad un momento di recessione che, in fondo, è insito nello stesso sistema capitalista; ci rendiamo conto che tutto il modello di sviluppo è tendente alla crisi in quanto è esso stesso incompatibile con le risorse naturali; con la loro riproducibilità; con gli equilibri degli ecosistemi globali e locali; con le ricchezze delle diversità culturali e con tutto il tessuto sociale. Le decisioni adottate dai governi, come socializzare il debito e privatizzare gli utili, fornendo aiuti “statali” a banche e imprese, non fanno altro che innescare processi involutivi e incapaci di risolvere la crisi, contribuendo ad aumentarne i costi da scaricare sulle fasce sociali più disagiate. In questo contesto riteniamo che il green deal americano invocato da Obama e di fatto consistente in aiuti di stato alle aziende non è che il tentativo di apertura di nuovi mercati e la conseguente ricerca di nuovi bacini di consumo in una logica di sfruttamento capitalista delle risorse e di restyling per la classe dirigente e i suoi piani di profitto. Si rende dunque necessario abbandonare il concetto stesso di “sviluppo sostenibile” in quanto inevitabilmente condizionato dal concetto di “crescita” e “progresso”, base ideologica del meccanismo di produzione e riproduzione dei rapporti di potere capitalisti.

Noi non accettiamo che otto grandi avvoltoi ed il loro seguito di sciacalli banchettino coi nostri cadaveri, noi la crisi non la paghiamo! Non saremo noi a finanziare le lobbies che, utilizzando il denaro delle casse statali e sfruttando connivenze politiche create a suon di finanziamenti elargiti ai partiti in campagna elettorale, sono coinvolte in questo vorticoso giro di appalti e favori politici; noi la crisi non la paghiamo perché non saremo noi a finanziare le opere invasive che il governo ci impone attraverso repressione del dissenso e militarizzazione dei territori.

Noi, cittadini di questa terra, abitanti di questi territori devastati da sfruttamenti feroci, non vogliamo stare a guardare un G8 che è un’offesa, un atto di sfida al popolo inquinato. Il coordinamento regionale delle realtà Contro il G8 propone e convoca un incontro di 3 giorni a Siracusa nei quali si contesterà in modo pacifico ma determinato il vertice e si discuterà di proposte alternative per un nuovo modello di sviluppo, rispettoso dei limiti ambientali riproduttivi e di sopravvivenza del pianeta. Chiediamo il contributo di tutti i cittadini, le associazioni e le forze sociali perché un altro mondo sia possibile. Invitiamo tutti a dare un contributo per la costruzione di questo importante appuntamento e a lavorare per proseguire, dopo il vertice, un percorso di riappropriazione delle facoltà decisionali da parte delle popolazioni.

Noi non vogliamo e non accettiamo che Lampedusa e la Sicilia tutta venga usata come terra di confine e come fortezza inespugnabile per il libero fluire dei migranti. Siamo la porta chiusa dell’Europa del capitale e luogo di infinite tragedie per chi cerca una nuova vita più dignitosa e trova la morte in mare o la reclusione in una delle sempre più numerose galere etniche dell’isola(Cpa, Cara, ex Cpt). Noi non possiamo e non vogliamo accettare tutto questo. Non basta indignarsi, dobbiamo fin da subito fare appello a tutte le associazioni, i comitati, i collettivi, i centri popolari e sociali, le organizzazioni sindacali, politiche e a tutti coloro che continuano ostinatamente a battersi per un mondo diverso, affinché si costruisca un movimento ampio di dissenso e di lotta contro chi, in nome di una “crisi” globalizzata, vuole determinare le nostre vite e i destini delle nostre comunità militarizzando i nostri territori e precarizzando sempre di più le nostre condizioni di lavoro e di vita. Proponiamo che fin da subito si costruisca una agenda politica che detti i tempi e gli appuntamenti e un coordinamento di tutte le forze siciliane ed i Cittadini che intendano costruire le mobilitazioni contro il G8, partendo dai due importantissimi appuntamenti di Siracusa (g8 ambiente) e Roma (g8 immigrazione) per arrivare insieme al g8 di Luglio in Sardegna. Ancora una volta pensiamo i conflitti sociali siano l’unica via d’uscita dalla crisi e continuiamo la nostra lotta al sistema di sfruttamento e alle istituzioni nazionali e sovranazionali che lo rappresentano in questo mondo.

Rete contro il G8

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